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Una transizione già avviata da tempo
30 Giugno 2021

Editoriale di Giuliano Dall’Ò, Former President di GBC Italia

I termini “sostenibilità” e “green” fanno oramai parte di un lessico che ha contribuito, grazie all’uso e all’abuso, a svuotare o comunque a ridurre sensibilmente la loro portata.

Una parola invece che sembrava non più di moda è stata riscoperta: “ecologia” che può essere definita come “la scienza che ha per oggetto lo studio delle funzioni di relazione tra l’uomo, gli organismi vegetali e animali e l’ambiente in cui vivono”.

Introduciamo il termine “ecologia” non a caso, dal momento che l’attuale Governo, per dare un segnale forte circa la necessità di cambiare il nostro approcciarci all’ambiente, ha creato il Ministero per la Transizione Ecologica. Oltre alla necessità di puntare ad una “transizione”, quindi ad un “cambiamento”, è emersa anche l’esigenza di pianificare con tempi strettissimi una strategia per allocale i fondi che arriveranno dall’Unione europea attraverso il Recovery Fund. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), ha stanziato ben 68,9 miliardi di Euro proprio per la “transizione ecologica” ma complessivamente altri 88,10 miliardi per obiettivi che potremmo definire sinergici con essa, come le infrastrutture, l’istruzione, la ricerca l’inclusione sociale e la coesione.

Per chi come Green Building Council Italia opera da anni nel promuovere e nel sostenere la transizione green non solo degli edifici ma anche dei quartieri, delle città e delle comunità,  le notizie che sono giunte sono sembrate troppo belle per essere vere. La rete dei GBC di cui GBC Italia fa parte, ricordiamo si tratta di un network che opera a livello mondiale con più di settanta associazioni no-profit distribuite in molti paesi, ha contribuito notevolmente ad avviare prima e ad accelerare poi, la transizione ecologica del mercato immobiliare, con grande impegno e praticamente senza finanziamenti.

Abbiamo contribuito tutti a promuovere innanzitutto una “cultura della sostenibilità” attraverso una visione di filiera: professionisti, imprese, produttori, operatori del mercato, gestori, manutentori, e da ultimo utenti, si sono identificati in un progetto comune, consapevoli che ognuno può contare molto di più all’interno di un ecosistema virtuoso.

I risultati ovviamente non sono mancati: grazie ai protocolli di sostenibilità energetico-ambientale, o rating system, sono stati realizzati gli edifici più importanti, vere icone della nuova architettura “green” ma anche interi quartieri e quindi pezzi di città.

Si parla con grande enfasi di rivoluzione “green”, come se ci si fosse accorti solo ora, con le casse che saranno riempite attraverso il Recovery Fund di questa impellente opportunità. Ma i risultati che possiamo vedere ed ammirare, le trasformazioni in atto grazie agli sforzi di chi ha creduto ai GBC e ai loro protocolli come li possiamo definire se non usando il termine “rivoluzione”? Con una piccola differenza: da una parte di ipotizza una necessità, dall’altra si presentano dei fatti concreti: intere città che cambiano sotto i nostri occhi.

Ho la fortuna di vivere a Milano e di percepire giorno dopo giorno i cambiamenti di quella che definii un paio di anni fa “Firenze della Rinascimento Green”. Sono quindi abituato a vedere cose belle.

La scorsa domenica, dovendo documentare con foto una pubblicazione, ho dedicato una buona parte della giornata a ripercorrere i luoghi nei quali c’è la massima concentrazione di edifici green certificati: da City-Life a Porta Nuova. Non ho visto solo edifici ma parti di città meravigliose, con tanto verde, con percorsi e spazi per attività, con piste ciclabili, con una natura rigogliosa ben mantenuta. Ho visto i cittadini frequentare questi spazi e cantieri nuovi che incrementeranno sempre di più il cambiamento negli anni futuri.

Come GBC Italia abbiamo perfino realizzato una mappa Milano Green City (ma anche una di Roma) che nella sua ultima versione contiene più di 350 tra edifici certificati ed in fase di certificazione. E non c’è solo Milano, in molte città ed in molti luoghi del nostro meraviglioso Paese queste trasformazioni avvengono. Stupito anche io, che sono milanese di adozione e che ho fatto della sostenibilità la mia materia di studio e ricerca, proprio domenica ho fatto una riflessione: ci sarebbe stato tutto questo se non ci fossero stati i protocolli di certificazione ambientale come LEED® o BREEAM®? Probabilmente no.

Nel 1993 negli Stati Uniti nacque “New Urbanism”, un movimento che, convinto che l’ambiente fisico avesse un impatto diretto sulla qualità della vita, fu ben consapevole che le città, i quartieri e i luoghi pubblici ben progettati potessero realmente contribuire nel creare nelle comunità nelle quali esigenze ambientali, economiche ma anche sociali potessero coesistere.

Le nostre origini vanno ricercate proprio lì, da quelle convinzioni che generarono i Green Building Council, i rating system prima per edifici e poi per quartieri. Fu una grande rivoluzione culturale che contagiò il nostro mondo, portando dei risultati veri e tangibili.

Ben venga la transizione ecologica e ben venga un Ministero della Transizione Ecologica, segnale forte ed opportuno. Ma nel definire le scelte, ossia in che modo dovranno essere impiegate risorse economiche che non si erano mai viste e che probabilmente non si vedranno più, sarebbe un gravissimo errore non prendere atto che questa transizione è già in atto e che i GBC l’hanno promossa e sostenuta da sempre.